venerdì 11 agosto 2023

ArenAniene Raiders Band Film

 

 

Giovedì 10 agosto ArenAniene lascia lo spazio (Parco Nomentano a partire dalle 19,00) alla nuova musica di qualità con i Raiders, una band pop-rock di area umbro romana che presenterà dal palco di ArenAniene il singolo in uscita l’11 agosto dall’emblematico titolo di Interludio il film.
I Raiders sono una band pop-rock italiana, con diverse influenze, dal funk, al punk, all’R&B. Quattro gli alla batteria Nikderaim (Nikolas Lecca), alla chitarra Mike (Michele Batini), alla tastiera Endit (Daniele Latini), alla voce Billie the Stranger (Claudio Comandatore). I Raiders nascono nel 2020: come nelle migliori tradizioni rock, nel garage del chitarrista. Iniziano a suonare cover rock, punk e pop; ma è con l’arrivo del cantante romano Billie the Stranger che la band si avventura nella scrittura dei primi inediti, musica e testi.

Dal 2021 il gruppo inizia la sua avventura live con i primi riscontri anche mediatici. Il 2023 è l’anno del lancio: con numerosi live e con l’iscrizione ad Area Sanremo 2023. Ma anche con un grande fermento creativo che li sta portando a sperimentarsi in generi spesso anche differenti fra di loro. L’11 agosto in uscita il nuovo singolo Interludio il film che esplora sonorità completamente R&B Interludio è un pezzo che nasce a marzo 2022 da un’idea musicale del cantante Billie the stranger, inizialmente pensato per pianoforte e voce e poi riarrangiato insieme a tutta la band. La sonorità del brano è prevalentemente R&B e il brano risente dell’influenza di artisti come Bruno Mars e Anderson Paak. La canzone è basata su un giro di piano, lo scheletro del brano, che crea un’atmosfera sognante e malinconica. Su questo tappeto si inserisce una chitarra con un andamento shuffle, batteria, basso, e infine un sax suonato da Marco Cocchieri, il produttore del brano.

Il testo nasce da un esperienza personale del cantante e frontman del gruppo e narra di una rottura amorosa.

https://meiweb.it/2023/08/10/arenaniene-2023-spazio-alla-musica-con-i-raiders/





    

martedì 4 ottobre 2022

Pace in Ucraina Papa Francesco Psicochirologia Dott.Enrico Pallocca Psicochirologo

 

sabato 16 luglio 2022

Psicochirologia Leggimi la mano Dott. Enrico Pallocca Psicochirologo

 

 


Enrico Pallocca Psicochirologo propone alla vostra clientela incontri individuali di chirologia ( lettura della mano ). Conoscersi ed amarsi un incontro di chirologia per conoscere te stessa attraverso lo studio e l’analisi degli elementi presenti nelle tue mani. Chi sei e che cosa puoi fare per ottenere Gioia, Salute e Lavoro. L’antica arte della Chirologia per manifestazioni, feste, promozioni di prodotti, serate a tema. Chi è lo psicochirologo: iscritto albo professionale Discipline BioNaturali Olistiche per la Salute SINAPE. Licenza in Scienze Sociali presso la Pontifica Università San Tommaso d'Aquino Roma. Laurea in Scienze psicologiche applicate Università dell’Aquila.

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giovedì 21 aprile 2022

Leggimi la mano Psicochirologo

 

 

Enrico Pallocca  Psicochirologo propone alla vostra clientela incontri individuali di chirologia ( lettura della mano ). Conoscersi ed amarsi: un incontro di chirologia per conoscere te stessa attraverso lo studio  e l’analisi degli elementi  presenti nelle tue mani. Chi sei e che cosa puoi fare per ottenere Gioia, Salute e Lavoro. 

L’antica arte della Chirologia per manifestazioni, feste, promozioni di prodotti, serate a tema. 

 Chi è lo psicochirologo: iscritto albo professionale Discipline Olistiche Bionaturali SINAPE FeLSA Cisl. Licenza in Scienze Sociali presso la Pontifica Università San Tommaso d'Aquino Roma. Laurea in Scienze psicologiche applicate Università dell’Aquila. 

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lunedì 12 aprile 2021

Leggimi la mano Psicochirologo

 


 

http://enricopalloccameditazione.blogspot.it/ https://www.facebook.com/groups/enricopallocca/                     Durante los primeros treinta días el niño concebido no mantiene ningún tipo de relación con la madre, siendo la fuerza epigenética la que lo conforma enteramente con una fuerza potente, sapientísima, amorosa, que todo lo crea, lo respeta y continuamente espera la respuesta viva de la criatura. La fuerza epigenética da origen ya desde el momento de la concepción a las primeras células somáticas y germinales. En las células somáticas se encuentra el ADN del padre y de la madre, de donde derivan los parecidos; en cambio, en las células germinales la fuerza epigenética hace que al cabo de pocos días ya no quede nada ni del padre ni de la madre, sino solo tres fuerzas: a) Totipotentes (Dios) b) Inmortales (alma) c) Sexuales (amor). Dios, alma y sexo en el amor son las fuerzas primarias y constitutivas de la persona, que no dependen de ningún ADN de otra persona. Estas fuerzas pasan por las células nerviosas inconscientes. Cuando están íntegras forma nervios, cuerpo y mente sanos, mientras que su merma forma nervios, cuerpo y mente enfermos. Todas las energías personales emanan y son sustentadas continuamente por esta fuerza epigenética, que se apodera del hombre, pero viene más allá del hombre. Esta energía, que crea ex novo a todo ser humano, es completamente superior a todas las energías del universo: es la energía sabia y omnipotente de Dios, que Dios otorga personalmente a toda persona. Durante los primeros 30 días de vida intrauterina, el niño vive, se desarrolla, esboza todos sus órganos y comienza a crecer de manera sorprendentemente "independiente" de la madre. Incluso en los primeros 6 días comienza a desarrollarse pese a estar libre, completamente separado de la madre. El sexto día tiene lugar la implantación en la pared del útero, pero durante un mes, cuando todavía no ha establecido un vínculo "de sangre" con la madre, se nutrirá principalmente de lo que él mismo produce (en el saco vitelino) y lo sostiene solo la "fuerza epigenética". Esta fuerza "crea" literalmente, en determinados momentos, las primeras células sexuales, las primeras células sanguíneas, las primeras células nerviosas, etc. La primera circulación sanguínea del niño se crea alrededor del saco vitelino, luego se vuelve intraembrionaria, pero sigue sin tener relación con la madre. La relación con la madre comienza a instaurarse a partir del trigésimo día, cuando podemos decir que ya el niño está formado. En este momento es cuando se fortalece el cordón umbilical y se comienzan a abrir los canales de intercambio por las vellosidades de la placenta. Este tipo de circulación, llamada "circulación placentaria", es la primera relación estrecha que se establece entre el niño y la madre, que se hace preponderante a partir del segundo mes. En el tercer mes esta relación está ya completamente instaurada. Padre Angelo Benolli O.M.V La vita non si inganna ed Italia Solidale

mercoledì 7 aprile 2021

Leggimi la mano Psicochirologia

 


 

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lunedì 8 febbraio 2021

Prevenire il suicidio

 


 

 

Prevenire il suicidio Calliope Onlus

 


 

 
La mia vita, il suicidio e la suicidologia Maurizio Pompili Insignito con lo Shneidman Award 2008 dall’American Association of Suicidology Department of Psychiatry, Sant’Andrea Hospital, Sapienza University of Rome, Italy McLean Hospital – Harvard Medical School, USA Corresponding author: Maurizio Pompili, M.D., Department of Psychiatry – Sant’Andrea Hospital, Sapienza University of Rome, 1035 Via di Grottarossa, 00189 Roma Italy Tel.: +39 06 33775675. Fax:+390633775342; E-mail Address: maurizio.pompili@uniroma1.it or mpompili@mclean.harvard.edu. Un milione di suicidi ogni anno nel mondo e’ una perdita di vite umane inaccettabile e per la quale poco ancora si fa rispetto ad altre problemi di sanita’ pubblica. Poco serve a rammentare che nel mondo ogni 40 secondi si verifica un suicidio e ogni tre secondi si registra un tentativo di suicidio. Inoltre si è assistito ad un’allarmante crescita dei tassi di suicidio tra i giovani, segnando una controtendenza rispetto agli anni cinquanta in cui il fenomeno suicidario era più serio nell’età anziana. Attualmente molte risorse sono dedicate a programmi di prevenzione nelle scuole, a sforzi nella ricerca empirica e all’organizzazione di centri per lo studio e la prevenzione del suicidio, a pubblicazioni e ad accordi multidisciplinari. La prevenzione del suicidio e’ a volte complessa e diverisificata. Nello specifico, la prevenzione universale adotta strategie o iniziative rivolte a tutta la popolazione per aumentare la consapevolezza del fenomeno e fornire indicazioni sulle modalitá di aiuto. In questo ambito troviamo campagne dei mass media, la necessita’ di ridutte l’accesso ai mezzi letali, la creazione di centri di crisi e i programmi di informazione nelle scuole. La prevenzione selettiva si serve di strategie preventive dirette ai gruppi a rischio e che hanno più probabilitá di diventare suicidi mentre la prevenzione indicata utilizza strategie dirette agli individui che hanno segni precoci di alto rischio di suicidio. A questo si aggiungono modelli clinici che cercano di far luce sul fenomeno per meglio prevenirlo . Fin dal 1999 il Surgeon General degli Stati Uniti ha divulgato il Call to Action to Prevent Suicide, un vasto documento che rappresenta la pietra miliare dell’allarme che il fenomeno suicidario desta nel mondo. Purtroppo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ non solo sottolineano l’incremento dei tassi di suicidio negli ultimi cinquanta anni ma pongono l’accento sul fatto che nel 2020 si arrivera’ ad oltre un milione e mezzo di morti per suicidio. Gli individui che tentano il suicidio hanno un alto rischio di effettuare ulteriori tentativi di suicidio, spesso con esito letale; alcune strategie di sostegno per coloro che hanno tentato il suicidio sono di grande valore, primo fra tutte incontri programmati con follow-up regolari; deve inoltre esserci una valida rete di collegamento tra i servizi psichiatrici in modo tale da riconoscere e gestire questi individui globalmente. Il suicidio e’ stato da sempre stigmatizzato e il ruolo dello stigma rimane uno dei principali problemi nell’esecuzione degli interventi preventivi. Pregnanti sono i riferimenti riportati da Alvarez nel suo celebre libro. Di seguito ne riportiamo alcuni per indicare quanto radicata sia la discriminazione e la paura dell’argomento suicidio. Nel 1601 Fulbecke (un avvocato) afferma che il suicida è trascinato da un cavallo in un posto di punizione e vergogna, nel quale viene appeso ad una struttura ad hoc e nessuno può far scendere il corpo tranne l’autorità di un magistrato. Successivamente un’altra autorità, Blackstone, scrisse che la sepoltura dei suicidi era eseguita lungo le strade con una struttura che legava il corpo e che era simile a quella usata per i vampiri. In alcuni casi si poneva una pietra sul volto del suicida prima della sepoltura per evitare che il fantasma si ripresentasse. I corpi dei suicidi erano poi destinati alle scuole di anatomia (Inghilterra); i corpi venivano anche sepolti tra la spazzatura (Francia); a Danzica (Polonia) il corpo del suicida non poteva essere fatto passare dalla porta dell’abitazione bensì veniva fatto uscire dalla finestra che veniva successivamente bruciata. Ad Atene (Grecia) il corpo del suicida veniva sepolto fuori le mura della città e lontano dalle altre tombe; la mano del suicida veniva tagliata e sepolta a parte. Ogni tipo di provvedimento veniva poi preso per deprivare di ogni possedimento la vittima del suicidio a favore dei governanti che divenivano proprietari di tutti i suoi averi. Comune era anche la falsificazione dei documenti di morte; se nel certificato si attestava la morte per suicidio non era previsto alcun rito funebre con tutte le conseguenze previste dalla società e dalla legge; se invece si attestava una morte naturale si poteva procedere con un funerale in grande stile. Il tutto dipendeva se si era ricchi e potenti o poveri ed emarginati. Storicamente l’attitudine della società nei confronti del suicidio e i comportamenti suicidari rivela una grande spaccatura tra l’accettazione razionale e quella irrazionale, che invece si nutre di superstizioni e sentimenti di ostilità e punizione. Nel corso della storia, la religione ha svolto un ruolo importante nell’influenzare lo stigma nei confronti del suicidio. La chiesa sia nel Nuovo che nel Vecchio Testamento non proibisce direttamente il suicidio. Nel Vecchio Testamento ci sono vari suicidi e per nessuno di essi si hanno commenti negativi. I governi europei iniziarono a cambiare le loro leggi nel 1824; il parlamento inglese approva una legge che permette di seppellire le vittime del suicidio nei posti adiacenti le chiese, sebbene solo dalle 21 a mezzanotte (Pompili e Tatarelli, 2007). Lo stigma spesso impedisce l’accesso alle cure psichiatriche e dunque può influenzare negativamente il rischio di suicidio. E' stato stimato che i suicidi tra i giovani dai 15 ai 19 anni sono aumentati del 245 per cento tra il 1956 e il 1994 (Peters et al. 1998). Il suicidio giovanile è attualmente la seconda causa di morte nella fascia di età dai 15 ai 24 anni e costituisce un allarmante problema di sanità pubblica. E' difficile avere una stima esatta del numero di suicidi e tentativi di suicidio in questa fascia di età. Sia per la scarsa accuratezza dei certificati di morte e sia per l'impossibilità, in molti casi, di valutare l'effettiva letalità di un tentativo di suicidio. Da alcune indagini nella popolazione giovanile è emersa infatti la difficoltà da parte degli intervistati di distinguere tra un tentativo di suicidio (suicidio non riuscito per cause indipendenti dalla volontà del soggetto) e un gesto di autolesionismo (nel quale non vi è l’intenzione di morire). I metodi impiegati per togliersi la vita variano nelle diverse parti del mondo a seconda della disponibilità dei mezzi letali. In alcune aree geografiche è molto frequente il suicidio con ingestione di pesticidi mentre in altre aree prevale l’intossicazione da farmaci e con gas di scarico di automobili. I maschi solitamente utilizzano metodi più letali anche se negli ultimi anni si registra una analogo orientamento tra le femmine. Il miglior approccio per la prevenzione è senz’altro quello che parte dalle scuole, con il coinvolgimento oltre che dei ragazzi anche degli insegnanti, dei medici, del personale infermieristico e di tutte le figure presenti nell’ambiente. L’ideazione suicidaria non è rara: può presentarsi in qualsiasi individuo sano e può rientrare nel normale processo di crescita, una fase in cui si cerca di capire la vita, la morte e il significato dell’esistenza. In effetti, i giovani hanno bisogno di confrontarsi su questi temi con gli adulti. I pensieri di suicidio divengono preoccupanti quando si presentano come possibile e unica soluzione dei loro problemi. E’ frequente che un discreto numero di persone che per vari motivi interagiscono con me, si stupiscano del mio interesse e studio per il tema del suicidio manifestato persino in splendide giornate di sole e di festa; queste persone sostengono che il suicidio è un argomento mortifero, tetro e macabro che non si addice a tanta manifestazione di vita. Io sono solito rispondere sempre con un’affermazione che testimonia fortemente la vita, e vale a dire che il suicidio non dovrebbe essere considerato un movimento di avvicinamento alla morte bensì il tentativo estremo di allontanarsi da un dolore psicologico divenuto insopportabile. Se tale dolore potesse essere alleviato quei soggetti testimonierebbero la loro voglia di vivere. La suicidologia può essere definita come la disciplina dedicata allo studio scientifico del suicidio e alla sua prevenzione. Il termine (e il concetto) fu usato per primo usato da Edwin Sheneidman (1964) e da allora e’ stato impiegato in diversi ambienti per descrivere aspetti di un training specifico (Fellowship in Suicidology, 1967); come parte di una nuova rivista scientifica (Bulletin of Suicidology, 1968) o come etichetta di un’organizzazione (American Association of Suicidology, 1968). La suicidologia diversamente da altre scienze comportamentiste non include meramente lo studio del suicidio, ma enfatizza la prevenzione dell’atto letale; in altre parole incorpora interventi clinici appropriati per prevenire il suicidio, una caratteristica non sempre esplicitata nella miriade di contributi sul tema. Il focus della suicidologia non e’ necessariamente il suicidio ma anche tutti i comportamenti suicidari. L’American Association of Suicidology, fondata da Shneidman e’ un’istituzione nel panorama internazionale dello studio e prevenzione del suicidio. Hanno diretto tale associazione i più grandi nomi della suicidologia; e il più importante periodico sul suicidio (Suicide and Life-Threatening Behavior). Non capita di frequente di essere insignito con un riconoscimento inerente il suicidio come lo Shneidman Award dall’American Association of Suicidology (AAS) con la motivazione “Outstanding early career contributions to Suicidology”. E’ dunque comprensibile la mia emozione nel recarmi a Boston per la cerimonia ufficiale il 18 aprile 2008 presso la Conferenza Annuale dell’Association e di essere presentato con tutti gli onori da Lanny Berman, Executive Director dell’AAS. Ancor di più, questo riconoscimento giunge in un preciso momento temporale di grande significato per il suicidio, ossia i 40 anni dell’American Association of Suicidology e i 90 anni di Edwin Shneidman, considerato il padre della suicidologia. Mi sono dunque recato a Los Angeles per conoscere il vecchio Shneidman, personaggio rappresentativo della nostra disciplina. Ho potuto sentire dalle sue parole ciò che avvenne in quel fatidico giorno così importante per lo studio del suicidio. La fondazione simbolica (o in ogni modo il primum movens) della suicidologia può essere infatti ricondotta una giornata del 1949 quando Shneidman lavorava come psicologo clinico presso il Brentwood Veteran Administration Hospital di Los Angeles. In quel particolare giorno fu chiamato dal direttore dell’ospedale affinché scrivesse due lettere di condoglianze per le giovani mogli di due uomini che si erano tolti la vita durante il corso del ricovero. Shneidman si recò presso nell’ufficio del magistrato nel vecchio Los Angeles Hall of Records dove erano stati aperti i fascicoli inerenti alle morte dei due uomini. Nell’aprire la documentazione egli notò che uno dei due fascicoli conteneva una nota di suicidio, un biglietto lasciato dal defunto prima di morire, mentre l’altro non lo conteneva. In quell’ambiente, fra migliaia di fascicoli, iniziò ad aprirne alcuni e notò che con una frequenza di circa 1 a 15 questi fascicoli riportavano una nota di suicidio. Gli tornò in mente il Metodo della Differenza di Stuart Mill e dunque la possibilità di studiare quel materiale con un metodo scientifico. In quei minuti accadde qualcosa di unico. Resosi conto di essere circondato da fascicoli di suicidi avvenuti nei cinquant’anni precedenti e dunque secondo la sua stima circa 2000 note, decise di resistere alla tentazione di leggere quelle note, altrimenti, ammetterà in seguito, “avrei finito per trovarci ciò che io (soggettivamente) mi aspettavo. Avrei appreso molto sulla miseria umana di ciascun soggetto, ma non avrei fatto nulla per porre le basi per lo studio del suicidio, un’area quasi inesistente”. Egli dunque fece le fotocopie di oltre 700 note di suicidio, le mise da parte e non le lesse. In seguito, Shneidman pensò di confrontare in cieco le note che aveva trovato in quell’archivio con note simulate scritte da persone non suicide (Shneidman 1998). Il lavoro che elaborò con l’aiuto di Norman Farberow fu il primo tentativo di studiare il suicidio con un metodo scientifico (Shneidman e Farberow 1956; 1957). I loro sforzi furono premiati con contributi economici sempre crescenti e da quei primi passi nacque il primo centro per la prevenzione del suicidio, il Los Angeles Suicide Prevention Center che oltre al contributo di Shneidman e Farberow ebbe il contributo di Robert Litman. Nel corso di una vita trascorsa a studiare il suicidio, Shneidman ha concluso che l‘ingrediente base del suicidio è il dolore mentale insopportabile (Shneidman 1993a), che chiama psychache, che significa “tormento nella psiche”. Shneidman suggerisce le domande chiave che possono essere rivolte ad una persona che vuol commettere il suicidio sono “Dove senti dolore?” e “Come posso aiutarti?”. Se il ruolo del suicidio è quello di porre fine ad un insopportabile dolore mentale, allora il compito principale di chi deve occuparsi di un individuo suicida che soffre a tal punto è quello di alleviare questo dolore (Shneidman 2004; 2005). Infatti, si ha successo in questo compito, quell’individuo che voleva morire sceglierá di vivere. Shneidman (1993a,b) inoltre considera che le fonti principali di dolore psicologico ovvero vergogna, colpa, rabbia, solitudine, disperazione, hanno origine nei bisogni psicologici frustrati e negati. Nell’individuo suicida è la frustrazione di questi bisogni e il dolore che da essa deriva, ad essere considerata una condizione insopportabile per la quale il suicidio è visto come il rimedio più adeguato. Ci sono bisogni psicologici con i quali l’individuo vive e che definiscono la sua personalitá e bisogni psicologici che quando sono frustrati inducono l’individuo a scegliere di morire. Potremmo dire che si tratta della frustrazione di bisogni vitali; questi bisogni psicologici includono il bisogno di raggiungere qualche obiettivo come affiliarsi ad un amico o ad un gruppo di persone, ottenere autonomia, opporsi a qualcosa, imporsi su qualcuno e il bisogno di essere accettati e compresi e ricevere conforto. Shneidman (1985) ha proposto la seguente definizione del suicidio: “Attualmente nel mondo occidentale, il suicidio è un atto conscio di auto-annientamento, meglio definibile come uno stato di malessere generalizzato in un individuo bisognoso che alle prese con un problema, considera il suicidio come la migliore soluzione. La suicidologia classica considera dunque il suicidio come un tentativo, sebbene estremo e non adeguato, di porre fine al dolore insopportabile dell’individuo. Tale dolore converge in uno stato chiamato comunemente stato perturbato nel quale si ritrova l’angoscia estrema, la perdita delle aspettative future, la visione del dolore come irrisolvibile ed unico. Il termine psychache tenta infatti di esprimere il dramma della mente del soggetto che si suicida nel quale la colpa, la vergogna, la solitudine, la paura, l’ansia sono caratteristiche facilmente identificabili. L’individuo ha dunque necessità di porre fine a tale stato; il rischio di suicidio diviene grave, quando quel soggetto lo considera come la migliore ed unica soluzione per porre fine a quell’immenso dolore psicologico. Nella concettualizzazione di Shneidman (1996) il suicidio è il risultato di un dialogo interiore; la mente passa in rassegna tutte le opzioni. Emerge il tema del suicidio e la mente lo rifiuta e continua la verifica delle opzioni. Trova il suicidio, lo rifiuta di nuovo; alla fine la mente accetta il suicidio come soluzione, lo pianifica, lo identifica come l’unica risposta, l’unica opzione disponibile. L’individuo sperimenta uno stato di costrizione psicologica, una visione tunnel, un restringimento delle opzioni normalmente disponibili. Emerge il pensiero dicotomico, ossia il restringimento del range delle opzioni a due soli rimedi (veramente poche per un range): avere una soluzione specifica o totale (quasi magica) oppure la cessazione (suicidio). Il suicidio è meglio comprensibile non come desiderio di morte, ma in termini di cessazione del flusso delle idee, come la completa cessazione del proprio stato di coscienza e dunque risoluzione del dolore psicologico insopportabile. Quindi, in questi termini, il suicidio si configura come la soluzione perfetta per le angosce insopportabili della vita. Presso l’UOC di Psichiatria dell’Ospedale Sant’Andrea in Roma diretta dal Prof. Tatarelli si sta costituendo un ambulatorio dedicato ai soggetti a rischio di suicidio. Intorno a questa iniziativa ruota un gruppo foltito di collaboratori che insieme con me si occupa di diffondere i fondamenti della prevenzione del suicidio nell’ambito della comunità. Recentemente, un collega e collaboratore mi ha riferito quanto segue nel presentare ad un presidio medico una breve brochure nella quale abbiamo riassunti alcuni dati salienti sul suicidio, compresi i miti e i fatti del fenomeno “...dopo poco la reazione di medici, infermieri e soprattutto della psicologa è stata veramente incredibile. La psicologa ha chiesto di buttare tutto pensando che fosse "terribile" per chi passa di lì e già sta male, vedere certi argomenti. L'infermiera l'ha considerata come una cosa che può indurre al suicidio chi già è "debole" e il medico l'ha definita addirittura una possibile forma di deviazione-induzione mentale nei giovani che stanno ancora ultimando i processi cognitivi. Inutile dirti la validità di ogni mia spiegazione di fronte ai loro convincimenti, più di tutto mi ha sconvolto la psicologa. Il mio personale parere è che per il lavoro sul territorio per quanto riguarda medici e personale para-medico sarà per noi più giovani molto difficile...”. Non ci stancheremo mai di ripetere che parlare di suicidio e chiedere sul suicidio sia senza dubbio l’azione migliore per prevenirlo. Ripenso dunque alle mie giornate passate a studiare questo enigmatico argomento e prendo coscienza del duro lavoro che ci attende per correggere i miti e le false credenze sul fenomeno. Come referente italiano dell’International Association for Suicide Prevention (IASP) ho il compito di organizzare eventi che sensibilizzino l’opinione pubblica. Il 10 settembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio. Il motto per il 2008 e’ “Pensa globalmente, pianifica a livello nazionale ed agisci localmente”. Il suicidio si può prevenire e la miseria umana puo’ essere compresa. A noi spetta il compito di cimentarci con le emozioni negative degli individui suicidi e di come trovare quel ponte immaginario che può condurci alla vera comprensione del loro dramma interiore. Contatti e informazioni visitando il sito: w3.uniroma1.it/suicideprevention prevenzionesuicidio@uniroma1.it maurizio.pompili@uniroma1.it Bibliografia Peters K.D, Kochanek KD, Murphy SL. (1998). Deaths: final data for 1996. 47, 9. Pompili M, Tatarelli R. (2007). Suicidio e suicidologia: uno sguardo al futuro. Minerva Psichiatrica, 48, 99-118. Shneidman, E. S. (1964). Grand old man in suicidology. A review of Louis Dublin’s Suicide: a sociological study. Contemporary Psychology, 9, 370-371. Shneidman, E. S. (1985). Definition of suicide. Aronson, Northvale. Shneidman, E. S. (1993a). Suicide as psychache: A clinical approach to self-destructive behavior. Jason Aronson, Northvale. Shneidman, E. S. (1993b). Suicide as psychache. The Journal of Nervous and Mental Disease 181, 145-147 Shneidman, E. S. (1996). The suicidal mind. Oxford University Press, New York. Shneidman, E. S. (1998). Suicide on my mind, Britannica on my table. American Scholar 67, 93-104. Shneidman, E. S. (2004). Autopsy of a suicidal mind. (Tr. It: Autopsia di una mente suicida, Fioriti Editore, 2006. Oxford University Press, New York. Shneidman, E. S. (2005). Anodyne Psychotherapy: A Psychological View of Suicide. Clinical Neuropsychiatry 2, 7-12. Shneidman, E. S., & Farberow, N. L. (1956). Clues to suicide. Public Health Reports 71, 109-114. Shneidman, E. S., & Farberow, N. L. (1957). Some comparisons between genuine and simulated suicide notes in terms of Mowrer's concepts of discomfort and relief. Journal of General Psychology, 56, 251-256.

sabato 23 gennaio 2021

Carlo Gastini Don Bosco

 

                           Carlo Gastini (Turín, 1833-1902) fue el segundo alumno interno de Don Bosco. Con él creció como persona y se formó como profesional. En 1870 fundó los Antiguos Alumnos de Don Bosco como agradecimiento por la educación recibida. Fue también padre de familia, maestro, encuadernador, actor y poeta. El arte y la literatura fueron una forma de compromiso. Y el asociacionismo canalizó su activismo. Su historia es paralela al nacimiento de Italia como país, con Turín como capital industrial, y al desarrollo de la Congregación Salesiana. Los Antiguos Alumnos de Don Bosco, que en 2020 celebran su 150 aniversario, son uno de los grupos más singulares de la Familia Salesiana. Cerca de 50 millones de personas han pasado por algún centro salesiano y más de 100 mil participan en las asociaciones y federaciones que forman parte de la Confederación Mundial de Antiguos Alumnos y Antiguas Alumnas de Don Bosco, que fomenta la formación continuada y la ayuda recíproca de sus miembros, el testimonio de los valores de la educación recibida en el mundo y el apoyo a las obras salesianas en su misión con los jóvenes más necesitados https://editorialccs.com/libro/5645/carlo-gastini/

venerdì 8 maggio 2020

Casale Cervelletta



Il vostro Comitato di Quartiere Colli Aniene Bene Comune invita tutti i cittadini ad aderire al flash-mob promosso dagli Uniti per la Cervelletta per salvare il Casale, un patrimonio storico e culturale di tutti!!! Pertanto CHIEDE al Comune di Roma l' immediata messa in sicurezza e la tutela del Casale storico della Cervelletta!

martedì 31 marzo 2020

#iorestoacasa leggimi la mano




            Leggimi la mano. Ask Me! Pregúntame! Chiedi a Me! E ADESSO A CHI LO DICO QUANDO NON C'E' PIU' NESSUNO A CUI DIRE LA NOSTRA PENA La #psicochirologia è capace di aiutare la persona ad interpretare gli aspetti della sua vita e ogni avvenimento può essere compreso secondo lo studio della #Chirologia. #Amicizia, #amore, #lavoro e #salute cambiano significato se sono interpretati attraverso la lettura della mano https://enricopalloccameditazione.blogspot.com/ #WhatsApp. #leggimi #la #mano
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sabato 14 marzo 2020

Coronavirus Chirologia Leggimi la mano




.           Leggimi la mano. Ask Me! Pregúntame! Chiedi a Me! E ADESSO A CHI LO DICO QUANDO NON C'E' PIU' NESSUNO A CUI DIRE LA NOSTRA PENA La #psicochirologia è capace di aiutare la persona ad interpretare gli aspetti della sua vita e ogni avvenimento può essere compreso secondo lo studio della #Chirologia. #Amicizia, #amore, #lavoro e #salute cambiano significato se sono interpretati attraverso la lettura della manohttps://enricopalloccameditazione.blogspot.com/ Incontri di relazione: su #WhatsApp. #leggimi #la #mano
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sabato 7 marzo 2020

Leggimi la mano Chirologia Tarocchi



                  Ask Me! Pregúntame! Chiedi a Me! E ADESSO A CHI LO DICO QUANDO NON C'E' PIU' NESSUNO A CUI DIRE LA NOSTRA PENA La #psicochirologia è capace di aiutare la persona ad interpretare gli aspetti della sua vita e ogni avvenimento può essere compreso secondo lo studio della #Chirologia. #Amicizia, #amore, #lavoro e #salute cambiano significato se sono interpretati attraverso la lettura della mano Incontri di relazione: su Whatsapp #leggimi #la #mano
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giovedì 5 dicembre 2019

WhatsApp Leggimi la mano



Incontri di relazione: su #WhatsApp. #leggimi #la #mano #leggimilamano #MandamiunaFoto su #WhatsApp al + 39 3337422760 #Chirologia e #BioEnergia . Chi sei e che cosa puoi fare per ottenere #Amore #Pace #Gioia. http://enricopalloccameditazione.blogspot.it/

domenica 10 novembre 2019

Psicochirologia



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Bio Psicochirologia
E ADESSO A CHI LO DICO 
QUANDO NON C'E' PIU' NESSUNO A CUI DIRE LA NOSTRA PENA
La #psicochirologia è capace di aiutare la persona ad interpretare gli aspetti della sua vita e ogni avvenimento può essere compreso secondo lo studio della #Chirologia.  #Amicizia, #Amore, #Lavoro e #Salute cambiano significato se sono interpretati attraverso la lettura della mano
Incontri di relazione: su #WhatsApp.  #leggimi #la #mano
#leggimilamano  #MandamiunaFoto su #WhatsApp al + 39 3337422760 #Chirologia e #BioEnergia . Chi sei e che cosa puoi fare per ottenere #Amore #Pace #Gioia http://enricopalloccameditazione.blogspot.it/     


mercoledì 21 settembre 2016

Enrico Pallocca Counseling di Chirologia



Chi è il counselor: iscritto albo professionale Discipline BioNaturali Olistiche per la Salute SINAPE Licenza in Scienze Sociali presso la Pontifica Università San Tommaso d'Aquino Roma Enrico Pallocca Coaching Cognitivo Terapia delCampo Mentale TFT Tel: 3337422760 Bed&Breakfast Mina Castel Rigone Passignano sul Trasimeno Via dell'Ospedale 1

venerdì 26 giugno 2015

AUTOGUARIGIONETERAPIA DEL CAMPO MENTALE

    Rivoluzionario metodo di Autoguarigione
Per liberarsi da: paura, ansietà, stress, fobie, blocchi emotivi, dipendenze, risentimento, collera, rabbia, malessere, colpa, desideri forzati, traumi complessi, depressione, panico, 
successo nell’adempimento delle mete personali.
INCONTRI INDIVIDUALI PRESSO:
Per appuntamenti telefonare a: Enrico Tel: 3337422760 

email: enricopallocca@gmail.com 

mercoledì 24 giugno 2015

Enrico Pallocca Coaching Cognitivo Terapia del Campo Mentale TFT: TERAPIA DEL CAMPO MENTALE Rivoluzionario metodo di Autoguarigione

Enrico Pallocca Coaching Cognitivo Terapia del Campo Mentale TFT: TERAPIA DEL CAMPO MENTALE Rivoluzionario metodo di Autoguarigione

TERAPIA DEL CAMPO MENTALE    Rivoluzionario metodo di Autoguarigione

Per liberarsi da: paura, ansietà, stress, fobie, blocchi emotivi, dipendenze, risentimento, collera, rabbia, malessere, colpa, desideri forzati, traumi complessi, depressione, panico, successo nell’adempimento delle mete personali.

INCONTRI INDIVIDUALI PRESSO:

Bed&Breakfast Mina Castel Rigone Passignano sul Trasimeno Via dell'Ospedale 1

Per appuntamenti telefonare a: Enrico Tel: 3337422760

email: enricopallocca@gmail.com

TERAPIA DEL CAMPO MENTALE Rivoluzionario metodo di Autoguarigione


                                              Rivoluzionario metodo di Autoguarigione
Per liberarsi da: paura, ansietà, stress, fobie, blocchi emotivi, dipendenze, risentimento, collera, rabbia, malessere, colpa, desideri forzati, traumi complessi, depressione, panico,
 successo nell’adempimento delle mete personali.
INCONTRI INDIVIDUALI PRESSO:
Bed&Breakfast Mina Castel Rigone Passignano sul Trasimeno Via dell'Ospedale 1
Per appuntamenti telefonare a: Enrico Tel: 3337422760  

mercoledì 17 giugno 2015

martedì 16 giugno 2015

giovedì 11 giugno 2015

Swarmandal Tampura



https://youtu.be/jC4bhz6zTk0

sabato 14 marzo 2015

Terapia del Campo Mentale TFT e Spiritualità cristiana.


La terapia del Campo Mentale produce come risultato pace, perdono, gioia e invece di rabbia forse amore, invece di essere bloccati per un trauma libertà, che sono valori cristiani.E' una maniera di collaborare con il Signore accogliendo questo dono, talento che Lui ci ha donato.

mercoledì 11 febbraio 2015

lunedì 9 febbraio 2015

lunedì 28 luglio 2014

Enrico Pallocca Coaching Cognitivo Terapia del Campo Mentale TFT: Chirologia per capire la personalita'

Enrico Pallocca Coaching Cognitivo Terapia del Campo Mentale TFT: Chirologia per capire la personalita'

Counseling di chirologia Il termine: Counseling è una parola inglese che richiama alla mente qualcosa che ha che fare con la consulenza, il consultare, il consigliare. Definizione: Il counseling è una relazione d'aiuto, è un processo in cui il consulente (counselor) ha lo scopo di massimizzare il benessere dell'individuo attraverso il potenziamento delle sue risorse. Consulente e cliente: Nel counseling i due attori si chiamano consulente e cliente e non terapeuta e paziente o esperto e allievo, proprio per sottolineare la qualità della relazione di counseling nella quale è il cliente che sceglie e decide di farsi aiutare, ma non abdicherà mai né alla sua libertà, né alla sua responsabilità nella soluzione dei suoi problemi. Alla base del counseling: C'è l'idea che se una persona si trova in difficoltà, il modo migliore di venirle in aiuto non è di dirle cosa fare o trovare delle soluzioni, ma aiutarla a comprendere il suo vissuto, la sua situazione, assumendosi pienamente su di sé la responsabilità delle scelte da fare. La relazione d'aiuto ha come finalità principale quella di restituire alla persona in difficoltà autonomia e autostima, che in parole povere non sono altro che l'abilità di cavarsela autonomamente di fronte alle difficoltà e imprevisti della vita, e alle inevitabili crisi connesse al passaggio da una fase all'altra del ciclo vitale. L'intervento d'aiuto cerca di portare il soggetto alle soglie dell'azione, è aiutato ad autocomprendersi, ad esplorare il suo vissuto, le sue emozioni, i suoi comportamenti, a vedere chiaramente il ventaglio delle scelte che gli si prospettano, delle competenze che la situazione richiede e dei cambiamenti possibili, la responsabilità dell'azione è in ogni caso sua. Quali sono le cose che possono sconvolgere l'ordine che abbiamo sempre dato alla nostra vita?: Le più varie, eventi tragici come la perdita di un lavoro, o la necessità di riciclarci, una separazione, un lutto, una malattia, oppure piccoli avvenimenti all'apparenza di poco conto, che in realtà sono la fatidica goccia che fa traboccare il vaso e lo stress accumulato e non più contenuto ci sommerge. Critici e scatenanti possono essere anche gli inevitabili passaggi legati all'età, come la scelta degli studi, la genitorialità, il pensionamento, la maternità e così via, eventi molto intensi e coinvolgenti che possono essere fonte di gran gioia o al contrario di gran turbamento e disorientamento a secondo del momento e delle condizioni in cui siamo quando ci capitano. In conclusione il cliente del counseling siamo tutti noi, quando non ce la facciamo da soli ed abbiamo bisogno d'aiuto. Chirologia: Il termine nasce dall'unione di due parole d'origine greca "kheir" (mano) e "logos" (qui nel senso di discorso, meglio trattazione). Il "Grande dizionario della Lingua Italiana" del Battaglia (Utet-Torino) ne dà questa definizione: "Scienza che tenta di dedurre i dati fisico-psicologici di una persona dallo studio della mano". Non predico il futuro "Ma" oriento la persona, seguendo la via che mi fornisce l'interpretazione di tutte le forze create da ciascuno dei segni e degli elementi che si possono leggere dall'analisi di una mano. Le forze che parlano al chirologo attraverso la mano non sono altro che l'essenza della nostra personalità, delle nostre azioni. Non predico il futuro: "Perché" fare previsioni è rischioso e crea delle trappole esistenziali e psicologiche in individui già intrappolati nella loro storia personale, da cui non sanno uscire. Se una predizione "positiva" può essere gratificante, non è detto che non sia illusoria, così come una predizione "negativa" può diventare un'immagine in cui l'individuo tende ad identificarsi, facendola avverare. Il counseling di chirologia: "Non si" occupa di previsioni d'eventi che sono solo tendenze ad accadere, ma di analizzare la struttura del carattere delle persone, il loro temperamento, le loro potenzialità, i loro talenti e il loro Talento individuale, in pratica la loro vera natura seppellita sotto infinite zavorre. Analizza anche i punti deboli sia a livello psicologico che fisico, l'orientamento vocazionale, la direzione e le modalità espressive dei sentimenti, delle emozioni e della sessualità. Chi è il counselor: iscritto albo professionale Discipline BioNaturali Olistiche per la Salute SINAPE Licenza in Scienze Sociali presso la Pontifica Università San Tommaso d'Aquino Roma Enrico Pallocca Coaching Cognitivo Terapia delCampo Mentale TFT Tel: 3337422760 Bed&Breakfast Mina Castel Rigone Passignano sul Trasimeno Via dell'Ospedale 1 enricopallocca@gmail.com

Chirologia per capire la personalita'

giovedì 17 luglio 2014

Maria e lo scapolare





Maria e lo scapolare

            Il culto mariano, inscindibile da quello cristiano, si articola praticamente, sia in modo ufficiale mediante le celebrazioni lungo l'anno liturgico, sia in modo privato, con svariate forme di pietà popolare. Tra queste figurano i così detti "scapolari mariani"; spontanee espressioni d'amore e di fiducia, che a modo loro recano un valido contributo al culto d'iperdulia, riservato alla beata Vergine a motivo della sua singolare dignità quale "Madre di Dio".

            Il più antico, venerato e diffuso è lo Scapolare della Madonna del Carmelo o Scapolare carmelitano. Adottato dai primi eremiti, stanziati sul Monte Carmelo verso la fine del secolo XII, lo Scapolare figurò, prima, come una delle cinque parti ( tonaca, scapolare, mantello, cinghia di cuoio, bastone), poi come segno dell'abito carmelitano come tale. Esso, detto anche superumerale, consisteva in una lunga striscia rettangolare con un'apertura al centro per introdurvi la testa; una parte cadeva a coprire il dorso, l'altra il petto fino ai reni. Nella seconda metà del secolo XIII vi si attribuì un triplice significato simbolico.

            Innanzitutto un simbolismo religioso, per il fatto che presentava la foggia di vestire propria di una persona consacrata al servizio di Dio. Esso ricordava gli obblighi della consacrazione ed era segno della fedeltà ad essa. Sbarazzarsi dello scapolare equivaleva giuridicamente al rifiuto della disciplina monastica e alla diserzione dall'Ordine.

            Abbiamo, poi, un simbolismo cristologico con cui si vede nello scapolare un segno chiaro del "giogo di Cristo" portato giorno e notte, e, dunque, una eloquente espressione della obbedienza religiosa.

            Il terzo simbolismo è mariano e fa riferimento concreto alla Madonna. All'interno di questo simbolismo lo scapolare fu chiamato "abito di Maria" e "sacramento" del suo amore per noi.

           

            Nel parlare di abito di Maria non si intende, evidentemente, l'abito materiale, si vuole piuttosto indicare il suo modo di essere interiore e il complesso delle virtù esimie di cui è "rivestita", in modo particolare la sua umiltà e semplicità, di cui l'Abitino sarebbe una "abbreviata" e simbolica espressione. Ma con "abito di Maria" si vuole anche affermare che esso viene da Lei, ed è stato da Lei donato come segno e pegno della sua materna protezione.

            Ideato e confezionato generalmente dalle premure di una madre, l'abito implica sempre una forte carica di affettuosità. Basterebbe fermarsi un tantino a osservare una donna, futura madre, nell'atto di confezionare il vestitino al prossimo frutto del suo grembo. Non è difficile scorgervi un'invenzione del suo genio, una confezione intrisa di amore. Gli scrittori dell'Ordine non omisero di mettere in luce un aspetto così suggestivo dello Scapolare e lo presentano esplicitamente come "pegno d'amore", "espressione di materna predilezione", segno inequivocabile di una "affettuosa adozione" da parte della beata Vergine.

            Ma proprio perché delicata espressione di un amore materno, esso esige in chi lo indossa la risposta di un amore decisamente "filiale", fatto non solo di confidenza e di devoto attaccamento, ma anche di piena dedizione e di totale servizio.

            A livello di vita, dunque, lo Scapolare - come abito di Maria - deve costituire, come ricorda Giovanni Paolo II, "un indirizzo permanente della propria condotta cristiana". Un monito incessante di "rivestirsi" di Maria in modo analogo al "rivestirsi" di Cristo, raccomandato da S. Paolo.

            In effetti chi porta l'Abitino fa professione di appartenere alla Madonna. Si tratta di un'appartenenza che comporta, evidentemente, la dedizione totale di sé, cioè la "consacrazione a Lei .Donazione irrevocabile di sé, la consacrazione potrebbe ritenersi storicamente simile all'affidamento ("commendatio") che, secondo il sistema feudale, un figlio della gleba ("vassallus") emetteva nelle mani di un prescelto signore ("dominus") nell'intento di dedicarsi a rendergli omaggio ("obsequium") e di assicurarsene la protezione. E' evidente che, nel nostro caso, le finalità e gli scopi sono di ordine spirituale.

 

            Tale devozione, oltre che indossare giorno e notte lo Scapolare, non impone pratiche speciali; essa, perciò, è compatibile e adattabile a tutte le età e condizioni di vita. Come detto, essa punta di preferenza sulla maternità spirituale di Maria, nutrendosi di tutte le sue sfumature, secondo quanto Giovanni Paolo II mette bene in luce nell'enciclica Redemptoris Mater: materna presenza; materna funzione; materna mediazione; materno affetto; materno soccorso. Tutti aspetti, questi, che, a loro volta, suscitano nel cuore del credente sentimenti di tenerezza, confidenza e sereno abbandono. Desiderio di intimità, di condivisione della vita e di imitazione. Imitazione che, ovviamente, non significa riprodurre il tipo di vita di Maria, né, tanto meno adeguarsi all'ambiente sociale e culturale in cui si trovò, così diverso dal nostro. Significa, invece, parteciparne e riviverne, in quanto possibile, "lo spirito", cioè le disposizioni della mente e del cuore, con le quali accolse ed espletò la volontà del Signore.

            A livello pratico, come segno di dedizione e di appartenenza, l'Abitino costituisce un ricordo e un monito per evitare qualsiasi cosa non gradita a Maria: pensieri, fatti, risoluzioni contrarie al suo onore. In pari tempo dovrebbe positivamente condurre a Maria per dipendere da Lei e impegnarsi a essere suddito fedele.

 

            La dedizione-appartenenza alla Vergine, si esprime anche visibilmente attraverso l'aggregazione all'Ordine del Carmelo riconosciuto universalmente come "Famiglia di Maria". Chi porta l'Abitino, infatti, "viene aggregato come membro della Famiglia del Carmelo con l'impegno di viverne la spiritualità e di coltivare una sincera devozione alla beata Vergine secondo le caratteristiche del proprio stato di vita" (Giovanni Paolo II). La devozione alla Madonna del Carmine fa parte e sviluppa il carisma carmelitano che consiste in una tensione verticale, che, a partire dal distacco radicale ("nada") delle creature, si protende direttamente al Tutto ("todo"), il Creatore. Ne rispecchia ed alimenta le esigenze vitali che sono: l’ansia di Dio e l’appassionata ricerca della sua intimità nell'orazione. Ciò spiega perché il carmelitano, e chi indossando l'Abitino ne condivide la spiritualità, punta di preferenza su Maria quale Vergine purissima, preservata da ogni macchia di peccato, sicché fin dall'inizio mai ebbe impressa nell'anima immagine di creatura alcuna; su Maria Vergine umilissima, estranea ad ogni ripiegamento egoistico; su Maria Vergine fedelissima, custode nel cuore della divina parola, sempre e totalmente aderente alle disposizioni della Provvidenza.

           

            Il nucleo costitutivo della pietà mariana del Carmelo comporta un profondo senso di appartenenza a Maria, di radicale orientamento verso di Lei e di una  abituale dipendenza da Lei; il tutto espresso con la parola “consacrazione”, intesa come totale, fiduciosa, amorevole dedizione di sé a Lei - .

            Tale devozione non comporta, di per sé, pratiche particolari. Da questo punto di vista la devozione allo scapolare "è la più spoglia, la più sobria tra le devozioni mariane. Essa postula unicamente l'accettazione filiale di un segno da portare continuamente (l'abitino, appunto) e una sincera decisione di vivere cristianamente sotto la materna protezione di Maria. Più che su pratiche particolari la devozione alla Madonna del Carmine si fonda sul riferimento della propria vita a Maria, in un orientamento abituale pieno di affetto, di fiducia, di riconoscenza e di gioiosa adesione alla volontà del Signore.

            In quanto dono materno, lo scapolare è un segno sicuro della efficace protezione materna di Maria, sia in vita che in punto di morte e dopo morte. Giovanni Paolo II parla di "protezione continua della Vergine santissima non solo lungo il cammino della vita, ma anche al momento del transito verso la pienezza della gloria eterna".

           

            Portando di continuo l'Abitino, con lo sguardo rivolto a Maria, dispensatrice delle divine grazie, rinvigorisce sempre più la certezza di conseguire, per suo mezzo, quanto è necessario per compiere serenamente il nostro pellegrinaggio terreno e raggiungere la pienezza della vita. Di qui una spinta continua a rivolgersi a Lei con la semplicità del bambino e la serena certezza di chi si sente protetto dal suo perenne ed invincibile amore.