lunedì 2 aprile 2007

SALARIO UNA MISERIA SIAMO PENULTIMI CON 16.242 EURO SUPERIORI SOLO AI PORTOGHESI



Uno studio pubblicato due giorni fa dall’Eurispes vede l’Italia al quart’ultimo posto in Europa per l’ammontare dei salari lordi medi, con 22.053 euro l’anno, rispetto ai 42.484 della Danimarca, che guida la classifica. Dietro di noi ci sono solo Spagna, Grecia e Portogallo. Il sud d’Europa, cioè. Ma se guardiamo ai salari netti va ancora peggio, perché qui siamo penultimi con 16.242 euro, superiori solo ai portoghesi, con 13.136 euro; all’apice ci sono gli inglesi, con 28.007.
Non bastasse la modestia dei nostri salari, la pressione fiscale ci vede invece quarti in classifica - preceduti da Belgio, Svezia e Germania - con un prelievo del 45,85% per un lavoratore single e del 36,6% per chi ha moglie e due figli a carico contro - per fare un esempio - il 22% di una famiglia irlandese. E se proprio vogliamo dare un’occhiata alla dinamica salariale, anche qui ci sono brutte sorprese: le nostre retribuzioni - già di per sé miserelle - si sono rivalutate dal 2000 al 2005 solo del 13,7%, contro - per fare un altro confronto - il 27,8% della Gran Bretagna e una media europea del 18%.
Non va così per tutti, ovviamente. C’è chi (dati diffusi ieri da Il Sole-24 Ore), come Guido Rossi, ha guadagnato 684 mila euro per 100 giorni di lavoro in Telecom (6mila ottocento al giorno, per capirci) e chi, come Vito Gamberale (amministratore delegato di Autostrade), percepisce 12 milioni e 460 mila euro di stipendio annuale, quasi il doppio del "povero" Tronchetti Provera, che guadagna solo 7 milioni, alla pari con Luca di Montezemolo.
Ma non stiamo facendo del moralismo a buon mercato. Buon per loro, se guadagnano cifre così alte. Del resto che la forbice fra ricchezza e povertà fosse così ampia non è una novità: un’occhiata alle denunce dei redditi del 2005 negli Stati Uniti ci rivela che i 300 mila americani più abbienti dispongono di un reddito pari a quello dei 150 milioni più poveri, ossia che lo 0,1% dei contribuenti a stelle e strisce guadagna quanto il 50% degli abitanti del la terra di Benjamin Franklin e di Abraham Lincoln, con un moltiplicatore di reddito che va da dieci a venticinque volte più in fretta di quanto aumentino i salari della sempre più sfibrata middle class, configurando così uno iato - ma diciamo pure un baratro - fra ricchezza e povertà identico per proporzioni a quello che si ebbe all’indomani del crollo di Wall Street nel ’29, e che diede inizio alla Grande Depressione.
Che siano dei segnali? Non possiamo dirlo. Ciò che appare altrettanto difficile da confutare, tornando ai dati sui salari italiani, è il fatto che in fondo siamo un Paese povero. È l’unica ragione per cui i salari sono così bassi rispetto ai partner europei; tutte le altre considerazioni, inflazione più alta, scarso controllo sui prezzi, effetto perverso dell’impatto con l’euro sono solo mali accessori. Pur essendo vitale nel tessuto produttivo, pur avendo milioni di piccoli imprenditori e di artigiani che trainano una ripresa che indubbiamente c’è, l’Italia è e resta un Paese dove la ricchezza è più apparente (e ostentata) che non reale. Il termometro dei salari e delle loro dinamiche non mente mai.
Pace a colui che ha scritto e a chi legge.
Pace a coloro che amano il Signore
in semplicità di cuore.

Counseling espiritualCoaching Cognitivo
Enrico Pallocca Coaching Cognitivo Terapia del Campo Mentale TFT enricopallocca@gmail.com Tel: 3337422760 Bed&Breakfast Mina Castel Rigone Passignano sul Trasimeno Via dell'Ospedale 1
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